I ragazzi del Bodoni intervistano i Boys PDF Stampa E-mail
Lunedì 11 Aprile 2016 12:20

Visto il crescente entusiasmo che si respira in città siamo stati contattati dai ragazzi della scuola Bodoni che ci hanno chiesto un’intervista per un loro progetto. Abbiamo accettato di buon grado questa chiacchierata con loro visto che molti ragazzi vengono anche in curva Nord e in generale nella scuola tanti studenti sono tifosi della squadra della nostra città. Qui di seguito vi proponiamo l’intervista.

 

 

Qual è il vostro parere sul tipo di tifoso?

"Esistono diverse categorie di tifosi, esistono gli sportivi che riconoscono meriti e demeriti della propria squadra, esistono i tifosi occasionali che spesso e volentieri s’inventano supporter sfegatati. Poi ci siamo noi, i gruppi organizzati, gli Ultras, quella parte di tifo “malato” che non segue quegli undici giocatori solamente perché divertono quando scendono in campo, che non aspettano impazienti la giocata che vale il “prezzo del biglietto”, perché ci basta essere lì, per amore dei colori stampati su una maglietta e per un affetto ed un attaccamento incondizionato alla città che trova la massima espansione proprio nella squadra che la rappresenta."


La vostra opinione sul vostro tipo di tifo?

"L’espressione “tifo malato” è volutamente utilizzata, l’accezione sportiva del termine tifo è in accordo con quella clinica, dal greco typhos che sta per febbre, forte accesso febbrile. Non che ci riteniamo una categoria da stadio superiore alle altre ma perché effettivamente fare il tifo significa essere malati, è come per i giovani la febbre del sabato sera, quella smania, quella frenesia, quel desiderio incontenibile di qualcosa. Il concetto che s’ intende sviluppare è dunque che un tifoso diventa realmente tifoso nel momento in cui fa il tifo e di conseguenza non appartiene alle altre categorie. Poi ci sono Ultras più accaniti di altri che si organizzano in settimana, che preparano gli striscioni da esporre la domenica, che disegnano coreografie e che volontariamente riempiono le giornate dedicandosi esclusivamente al tifo in modo da svilupparlo al meglio la domenica."

 



La vostra opinione sulla gestione del tifo?

"Da qualche anno a questa parte sono state tante le proibizioni applicate agli stadi, come vietare l’ingresso di fumogeni, tamburi, bandiere di grosse dimensioni, striscioni, proibizioni che col passare degli anni diventano sempre più rigide e senza senso, per farvi un paradosso è obbligatorio togliere i tappi delle bottiglie d’acqua e di birra… come se fossero più pericolosi delle bottiglie stesse…"


Gli ultras sono quindi i primi seguaci della loro squadra e prima delle partite offrono spettacolo, le coreografie sono una grande dimostrazione del loro impegno.

"Secondo la nostra opinione un tifo corretto e sano è quello che ogni ragazzo del XXI secolo potrà difficilmente assaporare, dove c'era una sfida nella sfida, tra le due curve, se tu avevi fatto il tuo dovere nei 90 minuti eri pienamente soddisfatto, un tifo colorato dall’effetto dei fumogeni che ostacolavano la visione del campo per parecchi minuti, dove il suono dei tamburi accompagnava incessantemente i cori degli Ultrà, un tifo trascinato da un ragazzo col megafono seduto su un palchetto che aveva il potere di coinvolgere migliaia di persone, un tifo vecchio stile quando ancora entravano bandieroni e striscioni goliardici, quando per uno sfottò non si dovevano pagare multe esorbitanti, quando se non si andava in trasferta si stava attaccati ad una radiolina e non seduti su una poltrona… ma questi sono sempre nostri pareri… Quando si segue la propria squadra del cuore, lo si fa con passione, cercando di esprimere tutto l’attaccamento possibile per quella maglia che ti rappresenta, incitando e spingendo alla vittoria coloro che scendono sul terreno di gioco, sperando che da parte loro ci sia il massimo impegno e la massima disponibilità per uscire alla fine dal campo consapevoli di aver fatto il possibile per conquistare un risultato utile."


Qual è il ruolo della coreografia?

"La coreografia spesso è quell’espressione da parte di una comunità intera che serve per spingere chi gioca a dare il meglio, per ricordare un amico scomparso, per ricordare un evento, può essere uno sfottò verso l’avversario durante incontri in cui la rivalità è molto sentita."

 


Come la preparate?

"Di solito appena esce il calendario degli incontri da programmare durante l’anno che verrà, si inizia subito a cercare le date e gli incontri che potrebbero essere utili per poterle realizzare. Si inizia a cercare se le idee accantonate in passato posso essere utili, oppure se non ce ne sono si inizia a pensare a cosa si potrebbe realizzare. Di solito bisogna cercare di programmare con che materiale farla. Negli ultimi 20 anni abbiamo utilizzato della plastica colorata che ci ha consentito di poterla utilizzare più volte, perché è un materiale che si può tagliare e unire utilizzandolo in tanti modi diversi, cosi come la carta attaccata sulla stoffa, oppure colorando la stoffa col colore acrilico lavabile, che ha un tasso di collante tale per permettere al colore di rimanere attaccato il più a lungo possibile senza sciogliersi nel caso dovesse piovere."


La tua esperienza?

"Il mio primo lavoro “impegnativo” fatto su stoffa da colorare è stato l’elmo dello striscione C.U.S. la campitura da riempire erano 20 per 16 metri. Disegnato a mano su stoffa gialla utilizzando la tecnica “a scala”, una volta disegnata la griglia sopra alla stoffa, il soggetto veniva completato quadrato per quadrato. La seconda fu il Guerriero Crociato sull’Emilia dalle stesse dimensioni del primo. Poi si decise di passare allo Stemma cittadino con il simbolo del gruppo al centro, con questo le dimensioni aumentarono arrivando a riempire 26 per 30 metri. Delle stesse dimensioni è il ritratto al Bagna con il simbolo del gruppo alla sue spalle. Passammo a realizzare un copricurva circolare per festeggiare i 35 anni del Gruppo, che fu contornato da bandierine che riempivano cerchi concentrici con i nostri colori sociali, poi ne realizzammo altre ancora…sia di stoffa colorata che di stoffa con carta attaccata, di cartoncini o di bandierine, in questi ultimi due casi bisogna avere la certezza che la curva sia piena di gente se no il disegno da realizzare o gli spazi da riempire rischiano di essere incompleti. Quando realizzammo “Ci basterà veder la maglia per cantare ancora” contro i gobbi, oppure il motivo a scacchi che si alternavano contro l’Atletico Madrid abbiamo ottenuto delle espressioni coreografiche ad alti livelli. Durante le realizzazioni si ritornava a casa stanchi, e al mattino seguente ci si alzava per andare al lavoro con l’adrenalina ancora attiva per il lavoro ottenuto, pensando a programmare il seguito da realizzare per le serata successive. Più il lavoro andava verso il termine e più l’ansia aumentava pensando a come piegare il tutto, a come portarlo in curva, su quali gradini appoggiarlo e a quando farlo partire. Spesso le sere prima dello svolgimento si faceva fatica a dormire dall’agitazione che si portava dentro. Le coreografie che abbiamo svolto mi hanno tutte emozionato perché nessuna è stata fatta con poco impegno, poi ovviamente ci sono quelle venute meglio di altre, che sono servite lo stesso come critica per evitare di commettere di nuovo certi errori."


La tua coreografia più sentita e che rappresenta uno spot per il tifo corretto?

"Il ritratto del Bagna è stata una cosa voluta fortemente dal sottoscritto, oltre ad essere stata una sfida con me stesso, è stato un modo per rendere un omaggio ad un amico con il quale si condivideva tutto. Non avevo mai fatto un ritratto cosi grande, ma ero certo che con l’aiuto del gruppo avremmo ottenuto quel risultato, cercando di avvicinarci a rendere i tratti somatici piu’ veritieri. I colori del contesto furono pensati in base all’abbinamento dei colori della sciarpa e il risultato fu azzeccato. Penso che quella coreografia sia stata la più emotiva sia nel farla che nel vederla realizzata."

 


Glorie del calcio.

In oltre 100 anni di storia, a Parma, di giocatori celebri se ne sono visti davvero tanti, e ognuno di essi, bene o male ha rappresentato un' epoca... Ovviamente se dovessimo ricordare nel dettaglio un arco temporale importante , certamente sarebbe il periodo compreso tra gli anni 80 ( anni della graduale ascesa) e gli anni 90 ( anni delle coppe e dei più grandi giocatori che il parma abbia mai avuto), anni che ancora oggi, i tifosi più ferventi, ricordano con nostalgia, in quanto hanno designato certi idoli del calibro di Crespo e Barbuti... È peró estremamente importante sottolineare il ruolo fondamentale che, in quasi quarant'anni di storia, hanno rivestito i BOYS PARMA 1977, che sono i veri idoli indiscussi, e che , con il loro tifo caloroso e coinvolgente, hanno da sempre "accompagnato", anno per anno, il nostro amato Parma, onorando e rispettando, quella magnifica divisa crociata, che per noi parmigiani è un vero e proprio simbolo di appartenenza; questo perchè, mentre la squadra, negli anni, ha subito numerose trasformazioni e i giocatori, (anche i più rappresentativi), si sono succeduti, I BOYS ci sono sempre stati e ci saranno sempre, e non smetteranno mai di cantare per quella magica maglia crociata che certamente perdurerà nel tempo...