Clubs. Chi è per il tifo lo difenda
30 - 04 - 2009
Tra giovedì e venerdì, a Parma, si terranno: il Consiglio Direttivo della Fissc (Federazione Italiana Sostenitori Squadre di Calcio) e l'assemblea dei Centri di Coordinamento che vi aderiscono. Hanno reso noto che parleranno di tematiche che riguardano la tifoseria, di calcio, di sport e di cultura sportiva.
Trattandosi di argomenti che riguardano tutti coloro che vanno allo stadio, anche noi BOYS, ultras di Parma (che non facciamo assolutamente parte della Fissc), riteniamo doveroso dire la nostra. La nostra competenza in materia è attestata dall'immancabile presenza allo stadio (in casa e in trasferta); dall'organizzare e praticare il tifo; dall'adoprarci per contrastare tutte le politiche speculative e repressive che affliggono ultras e tifosi, con una miriade di iniziative reali e concrete.
La Fissc dice di voler rappresentare le istanze dei tifosi dinnanzi alle istituzioni. La cosa è poco credibile, visto che le battaglie dei tifosi le combattono - generalmente - gli ultras (da soli). Non parliamo solo di repressione (diffide e quant'altro) ma anche di caro-biglietti, di biglietti nominali, di norme anti-tifo, di divieti di trasferta, di tornelli, di steward, di impianti polifunzionali, di leggi volte a disincentivare la partecipazione alle trasferte rendendo più difficile l'acquisto dei tagliandi, di calendari sportivi che non tengono in nessun conto le esigenze dei tifosi ma solo gli interessi delle tv. Su tutti questi argomenti, su tutte queste battaglie, come mai ci siamo attivati, e continuiamo attivarci, solo noi ultras? La credibilità la si ottiene con i fatti, e i fatti sono particolarmente chiari.
La Fissc promuove la Carta del Tifoso (che tanto assomiglia alla Tessera del Tifoso, nuovo strumento speculativo-repressivo) e cerca d'avere un posto nell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (composto prevalentemente da forze di polizia). Le nostre posizioni sono diametralmente opposte: no a Tessere o Carte del tifoso (le nostre le abbiamo già e sono: l'abbonamento al Parma Calcio, la tessera dei Boys, e tutti i biglietti delle trasferte); nessuna collaborazione ma totale opposizione ad organismi che (in barba alla Costituzione) privano ultras e tifosi di diritti e di libertà fondamentali.
Un dialogo con le istituzioni ci può essere (dipende con chi e su che basi), ma chi va a rappresentare i tifosi dev'essere espressione della base e dei Corpi sociali (reali) della tifoseria. Non ci piacciono le istituzioni che pretendono di indicare i propri interlocutori, né coloro che si prestano a questo teatrino, che serve a fingere democrazia e partecipazione. Lealtà, correttezza, coraggio, sacrificio, non sono per noi solo belle parole da sfoggiare in pubblico, ma imperativi morali che devono guidare le nostre azioni. Essere ultras è anche questo.
Abbiamo letto che il Centro di Coordinamento locale punta a fare di Parma un "modello ed un punto di riferimento importante nel mondo del tifo a livello nazionale". Bene. Visto che noi siamo già in prima linea nel tifo, ci permettiamo di dare alcuni semplici consigli: si inizi a vivere tra i tifosi, magari anche quelli della Curva; si inizi ad operare affinché la gente segua la squadra allo stadio (e non in tv); si cominci a battersi per i diritti di chi va alla partita. A breve dovrebbero esserci le elezioni del Consiglio Esecutivo del Coordinamento di Parma, speriamo sia l'occasione per eleggere dei tifosi, che non siano dei politici, in particolare per quanto riguarda la carica del Presidente. Per il tifo i "curriculum" devono parlare di trasferte, di bandiere sventolate, di cori urlati, di vita di gruppo, di iniziative e battaglie per i tifosi.