No alla resa
15 - 02 - 2010
Che ci sarebbe stato da soffrire e da lottare in questa stagione, quest'estate lo sapevamo tutti, si era già capito dalle prime uscite, tipo col Novara.
Lo sapevamo tutti, poi forse molti se lo sono dimenticato.
A sorpresa questa squadra ha incominciato ad accumulare punti, e più si saliva in classifica e più molti tifosi perdevano il contatto con il terreno, facevano volare la fantasia, sempre e comunque pretendendo di più, elogiando tutti e tutto, ma per carità, senza tifare. Troppa fatica, forse.
I tifosi più sanguigni, Boys e non, lo zoccolo duro, quei 300 che vanno di solito in trasferta per intenderci, si godevano il momento, cercando (inutilmente) di creare entusiasmo, sempre e comunque predicando (inutilmente) di tenere i piedi per terra. Il primo obiettivo era e rimaneva la salvezza!
Ed eccoci arrivati ad oggi, in piena crisi, in caduta libera in classifica, con una squadra che non sembra nemmeno parente di quella che vinceva e convinceva a Firenze. Un momento durissimo, che sembra non finire più, un momento reso più tranquillo solo grazie ai punti accumulati, fortunatamente, nel girone d'andata, senza i quali sarebbe notte fonda.
E mentre i tifosi più sanguigni, dei quali abbiamo parlato prima, continuano a tifare, a sostenere la squadra e a ribadire che l'obiettivo dev'essere la salvezza e che ci sarà da soffrire e lottare, molti di quelli che si erano montati la testa hanno avuto un brutto risveglio, e si son proprio svegliati male.
Ecco allora i primi fischi, i primi mugugni, i primi vuoti in Nord, gente che se ne va prima della fine della gara ecc. ecc.
Puntualmente, nel momento del bisogno, in molti si tirano indietro.
Quando si giocava in Europa e il Tardini risultò mezzo vuoto, in Curva venne esposto lo striscione "Una città esigente, ma sempre assente", un concetto che insieme al coro "Siete sempre un pubblico di merda", ancora più datato, può servire ad illustrare il nostro pensiero attuale. Pretendere sempre (giocatori, vittorie, gioco, coreografie, contestazioni ecc ecc), dare mai. O meglio: pretendere che a dare siano sempre i soliti.
Prima di Parma-Lazio abbiamo organizzato una semplice iniziativa, che non si ripete tutte le domeniche: volevamo accogliere il pullman della squadra, per caricare i giocatori in vista di questa delicata sfida. Tolti noi, che allo stadio arriviamo sempre presto, forse hanno partecipato un centinaio di persone. Visto che a qualcuno piacciono i numeri e continua a vantarsi (solo) del numero di abbonati: 100 su, mettiamo, 9.000: poco più dell'1%. Come qualcuno ci ha scritto via mail "Troppo freddo...". Sempre troppo. Come Cagliari sarà troppo lontana, e così Bari, Napoli e via dicendo.
Durante la partita (anche sullo 0 a 0) non molti di più hanno cercato di spingere la squadra, sostenendola durante la gara.
Ma a noi piace fare anche autocritica. Magari l'abbiamo pensata e organizzata male noi. Ognuno è libero di pensare come vuole, di decidere e comportarsi come vuole. Certo che essendo tutti, in teoria, tifosi del Parma, l'obiettivo di tutti dovrebbe essere il bene della squadra, e qualche sacrificio in più potremmo farlo tutti. O almeno non sempre i soliti 100-300.
A fine gara Leonardi ha ringraziato chi ha sostenuto fino alla fine la squadra, e ha ripreso alcuni dei concetti che abbiamo elencato prima. Stonano, e fan storcere il naso a più di un tifoso, i toni usati, però. Criticare con arroganza i tifosi, anche se hanno avuto un atteggiamento discutibile, sembra quasi voler cercare un alibi alla squadra. Prima si parli del Parma, e di come uscire da questa situazione difficile. A criticare i fischi e la gente che è uscita prima, gente che non tifa ma pretende e mugugna e basta, ci pensano i tifosi stessi.
Che si dia una strigliata alla squadra e al mister (soprattutto dopo Palermo), che si faccia di tutto per costruire e tener in piedi il rapporto squadra-tifosi per uscire dalle difficoltà. Ad ognuno il suo.
Ed ora ci aspetta Cagliari. Già è una trasferta lontana e logisticamente impegnativa, l'andamento della squadra di sicuro non aiuta, ma noi ci crediamo e ci andiamo! Sarebbe bello, ma davvero, che tanti tifosi la pensassero così, sarebbe bello che la squadra uscisse per il riscaldamento trovandosi un settore pieno di tifosi crociati, fiduciosi nella riscossa. Anche se un'utopia, sarebbe la strada migliore per risollevarsi, sarebbe lo spirito giusto.
Poi la palla a chi gioca, noi purtroppo possiamo solo urlare, soffrire, arrabbiarci e gioire. A ognuno il suo.
FINO ALLA SALVEZZA!