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Su un lenzuolo il bello del calcio

22 - 10 - 2008

L'articolo che segue, a firma Tommaso Lorenzini, è stato tratto da Libero del 10 ottobre 2008..

Su un lenzuolo il bello del calcio
Domenica il "Premio Ciotti" allo slogan più divertente. Ma esporli negli stadi ormai è un'impresa..

Tutto comincia con "Giulietta è 'na zoccola" (Kowalski). La firma in calce al libro (una raccolta degli striscioni più goliardici e caustici) è di Cristiano Militello, quella sotto gli slogan è delle migliaia di tifosi che ogni fine settimana invadono gli stadi italiani. Poi viene l'intuizione del "solito" Antonio Ricci, che trasforma l'idea di Militello in un prodotto perfetto per Striscia la Notizia. Il successo ottenuto ispira e motiva altri ancora, come il giornalista Giancarlo Dotto, e diventa il "Premio Ciotti", uno "scudetto" intitolato a uno sei più sagaci cronisti sportivi italiani. Creatività e impegno civile, tifare "per" e non "contro" sono i concetti base dell'iniziativa, voluta dalla Fondazione Solidarietà & Cultura onlus, patrocinata dalla Regione Lazio, sostenuta dalla Provincia di Viterbo, dal Comune di Montalto di Castro e da quest'anno sponsorizzata da Volkswagen Italia, promotrice di un progetto "Scuola di tifo". Domenica a Montalto di Castro la premiazione della quarta edizione. I papabili al titolo di miglior perla dell'annata sono quelli riportati a fianco. Da Moggi ai Cesaroni, dall'Alitalia ai gusti sessuali ce n'è per tutti. Sempre però entro i limiti della decenza.

RISATE AMARE Tutto bello, allora? Grasse risate, bene, bravi, bis? «Non è così», conferma lo stesso Militello, anima e corpo, accento pisano e inviato speciale a caccia dei pazzi lenzuoli. «Io vado in giro per gli stadi dal 2004, oggi esporre uno striscione è diventato un problema, la trafila da fare è lunghissima: bisogna spedire una fax alla società che gioca in casa, con generalità di chi lo realizza, dimensioni, materiale e dove verrà affisso. Poi il fax viene girato in Questura, eventualmente approvato e rispedito dalla società ai tifosi in questione. Capito come si scoraggia la gente?»
Il giro di vite decisivo è stato dato dopo la vicenda Raciti: banditi petardi, fumogeni, tamburi e striscioni. «Credo che oggi si stia esagerando - commenta Militello - sulla scia degli errori fatti in passato, quando si dava troppo risalto a creazioni violente, becere o politicizzate. In certi campi come Siena e Firenze non entra più nulla. Un esempio? A Firenze la polizia ha identificato un giovane tifoso genoano che aveva esposto uno striscione con scritto "Vi faremo a Prandelli", che non era stato dichiarato alla questura. Il ragazzo, 19 anni, è stato multato per 60 euro. Sempre nel capoluogo toscano un bambino accompagnato dai genitori è stato costretto a togliere la maglietta "Per fortuna non sono gobbo". Questa linea mi trova francamente molto perplesso: non c'è da stupirsi, allora, se invece che a dipingere striscioni i ragazzi, privati anche del gusto della scenografia si mettano a far casino negli autogrill».

UN VIAGGIO Ma allora cosa resta dietro gli slogan? «Un mondo, la grandezza di certe tifoserie e certi personaggi - confessa Militello - : i tifosi dell'Ebolitana, che la loro squadra se la sono letteralmente comprata, quelli che fanno campagne per la donazione del sangue sotto le curve, le nonnine sdentate e gli ometti che hanno paura della telecamera. Alla fine poi, il senso di tutto, anche del Premio, è questo: un viaggio per mostrare la faccia ironica e goliardica del tifo».

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