Intervista a Cristiano Militello
03 - 11 - 2008
L'articolo sotto, a cura di Giorgio Lazzari, è stato tratto dal "Nerazzurro" di Bergamo e contiene un'intervista al conduttore televisivo Cristiano Militello.
[I collegamenti ipertestuali (link) rimandano ad altre pagine di questo sito e sono stati da noi aggiunti in un secondo tempo, per chi volesse sviluppare alcuni argomenti]. E' curioso vedere come le analisi degli ultras e quelle di Militello (un conduttore televisivo che frequenta le curve e gli stadi) siano in perfetta sintonia. Segno evidente che chi vive da vicino questo mondo mettendo al primo posto la passione e non la speculazione, matura le stesse idee.
Striscia lo striscione
Un vulcanico Cristiano Militello, attore, cabarettista e conduttore, conosciuto ai più per il suo ruolo di inviato per Striscia la Notizia con la rubrica "Striscia lo striscione", ci racconta le sue emozioni in
lungo e in largo per lo stivale. Militello dimostra di conoscere molto bene i problemi cronici del calcio e nel suo peregrinare da uno stadio all'altro ci testimonia il clima che si respira negli stadi italiani, dal 2004 ad oggi. Ecco emergere gli aspetti più goliardici, contrapposti ad una serie di misure inefficaci e alquanto opinabili.
Come è nata l'idea di girare gli stadi a caccia di striscioni?
"E' nata dopo il successo del libro "Giulietta è 'na zoccola" del gennaio 2004. Ricci mi chiese se secondo me c'era la possibilità di portare lo spirito del libro in tv. Risposi che ci sarebbe voluto un bel dispiegamento di mezzi. Ma lo spunto era buono e originale, quindi dopo un paio di "numeri zero", il 27 settembre 2004 mi presentai ai nastri di partenza per la prima puntata di Striscia lo striscione..."
Qual è lo striscione più goliardico che ha mai incontrato?
"Fiorentina-Roma 2000/01 rinviata al lunedì per motivi di ordine pubblico: invece di essere dissuasi dal giorno feriale, i romanisti si presentarono a Firenze in ottomila capeggiati dallo striscione "Semo tutti parrucchieri". Geniale".
Come giudica le misure prese dall'Osservatorio per contrastare il fenomeno della violenza negli stadi?
"La maggior parte sono assurde oltre che inefficaci. e istanze dei tifosi vanno anche recepite, non solo ignorate. Chiudere uno stadio serve a portare la tanto decantata cultura sportiva? Vietare una trasferta serve a premiare chi invece si comporta bene?
Dare una multa di 60 euro a un genoano che arriva a Firenze senza aver comunicato alla Questura uno striscione che dice "Vi faremo a Prandelli" favorisce a rasserenare gli animi? Dichiarare partite a rischio quelle tra due squadre le cui tifoserie son gemellate da 30 anni è logico?
Mettere nella sigla delle partite della Nazionale le immagini di una torciata e poi la domenica proibirle non è grottesco? Far pagare la prevendita su un biglietto che la domenica è impossibile comprare allo stadio non è un furto?
Chissà, forse per avere indietro il calcio di una volta dovremmo fare un ricorso al TAR anche noi tifosi".
Cosa l'ha spinta a scrivere una lettera aperta sui problemi del mondo del calcio?
"La passione per tutto ciò che riguarda il tifo e le falsità che sento e che leggo sul mondo delle curve. Racconto una cosa: la notte precedente della mia prima venuta a Bergamo con Striscia non dormii molto per l'agitazione. E' vero che vengo sempre in pace con tutti, ma insomma, in definitiva sono sempre un fuscello di 60 kg che si aggira da solo per uno stadio con una telecamera
appresso. Agli ingressi i tifosi stavano organizzando una raccolta fondi distribuendo simpatici omaggi ai tifosi; chiesi a un vostro noto capo ultrà se potevo riprendere la cosa. Rimasi stupito dalla sua gentilezza e disponibilità: "certo, anzi se vuoi anche entrare in curva dimmelo, se entri con me non ti fanno niente".
Come ha vissuto il divieto di esporre striscioni negli stadi senza previa autorizzazione delle forze dell'ordine?
"Il Decreto Amato, in termini di striscioni si "accontentava" di vietare l'ingresso a quelli violenti, minacciosi e razzisti (come se prima fosse permesso).
Dopodiché il sulfureo Osservatorio, organo di diretta emanazione del Ministero dell'Interno decise - non attenendosi quindi esclusivamente alle disposizioni legiferate dal Parlamento nel Decreto Amato - di introdurre una serie di misure aggiuntive per l'introduzione degli striscioni e delle bandiere negli impianti che definire cervellotiche è un eufemismo, mentre per non sbagliare i tamburi e i megafoni vennero aboliti tout court.
Si è molto parlato poi di "modello inglese" al quale ispirarsi per vincere la battaglia della violenza
negli stadi, senza capire che si potrebbe perseguire un "modello mondiale", che è quello inneggiante al buon senso. Tuttavia per dirla tutta, in Inghilterra i biglietti NON sono nominali come qui e gli striscioni non sono stati aboliti: semplicemente non ci sono mai stati, non fa parte del loro modo di tifare, della loro tradizione.
Noi abbiamo il tifo all'italiana e non vedo perché dopo 30 anni che fa parte della nostra cultura calcistica vada spazzato via, penalizzando chi in questi anni (la maggioranza) ha supportato la propria squadra con calore e fantasia. E finiamola col dire che gli striscioni divertenti sono una minoranza: è vero il contrario, diciamo piuttosto che i media in tutti questi anni hanno avuto sempre
più interesse a enfatizzare lo striscione idiota che invece avrebbe bisogno solamente di silenzio".
In definitiva è servito a qualcosa militarizzare gli stadi?
"Non credo. Non solo: ma uno Stato che mi fa giocare a porte chiuse anche Montichiari-San Bonifacese e Lodi-Valdagno di hockey che Stato è? Abbiamo organizzato i funerali del Papa con 100 capi di stato senza che succedesse niente e poi mi fanno giocare Legnano - Pro Patria senza tifosi?"
Giudica positivamente l'introduzione degli steward?
"http://www.youtube.com/watch?v=cJZa8vl3ItQ
Questo è un filmato che vale più di mille risposte. Un recente Inter-Roma dove due romanisti si picchiano per un minuto sotto gli occhi di una dozzina di steward che assistono pacifici. Resto in attesa di capire esattamente a cosa servono".
A fronte della Sua esperienza come inviato negli stadi, come giudica il mondo ultras, spesso indicato come la causa di tutti i mali del calcio?
"Dopo Roma-Napoli ci sono stati 10 giorni in cui sembrava che persino il fallimento dell'Alitalia fosse colpa degli ultras! E quando un giornalista di Rainews (non TeleVesuvio) ha fatto un'inchiesta scoprendo l'esatto contrario di ciò che all'infinito ci hanno mostrato beh... avete letto qualcosa sui giornali?
Gli ultras sono una componente importante nella liturgia della partita. La loro criminalizzazione spesso è una manovra di comodo. Di questo passo tra un paio di anni per due curve dovremo presentarci alle biglietterie con la licenza media e gli esami sangue/urine".
Cosa possono fare le società per migliorare l'ambiente? E' d'accordo sul fatto che in futuro gli impianti diventino di proprietà delle società di calcio?
"Gli stadi si svuotano progressivamente - e non perché mancano i centri commerciali sotterranei o perché sono vecchi: negli anni '80 erano ugualmente vecchi ma erano tutti pieni - e forse la logica è proprio questa: stadi vuoti uguale stadi sicuri. Del resto, da quando il calcio si nutre di diritti tv anziché di incassi al botteghino, i padroni del vapore sanno che lo stadio, in teoria, può anche essere vuoto. Le società tornino a tutelare i propri tifosi, in ogni senso. 50 euro per una curva in Champions, partite di lunedì sera o bischerate come la carta del tifoso a mio parere non vanno in questa direzione".
I Suoi servizi trasmettono appieno il messaggio di un calcio festaiolo e non violento, ma se dobbiamo tracciare un bilancio, negli stadi prevale sempre la festa?
"Io nella risata in grado di seppellire ci credo ancora, così come credo che potremo vincere questa goliardica battaglia per il ritorno a un "libero striscione in libero stadio". Basterebbe fare un giro intorno agli impianti un paio d'ore prima della partita per capire come il clima che si respira, la mentalità, le facce della gente che si incontra siano lontani mille miglia da quel teatrino di plastica che ancora - sempre più inspiegabilmente - ci ipnotizza a migliaia.
E per questo benedico Striscia lo striscione che mi da l'opportunità di stare a contatto con la parte più vera di un mondo che, in quanto a emozioni, mi ha sempre dato tanto.
Il calcio di oggi è un calcio che tenta di prescindere dai tifosi? Bene. I miei servizi - e lo spirito di cui sono intrisi i mille striscioni che ho mostrato in 5 anni - prescindono dal calcio di oggi".