L'ultima follia del calcio: interviste a pagamento
01 - 07 - 2009
L'articolo che segue, dell'08 giugno 2009 a firma Antonio Boellis, è stato tratto da Lungoparma.
L'ultima follia del calcio: interviste a pagamento
L'ultima follia del pianeta calcio: vendere le interviste di allenatori e giocatori prima e dopo le partite, ma anche durante tutta la settimana. Un pacchetto incluso nei diritti collettivi televisivi e radiofonici, a partire dalla stagione 2010, il cui bando di concorso verrà pubblicato il 19 giugno. Il bello è che non si tratta della solita provocazione pallonara, ma di una proposta vera e propria, avanzata nei giorni scorsi dalla società Infront, l'advisor della Lega Calcio.
In pratica: i club di serie A vorrebbero incrementare gli attuali 900 milioni di euro all'anno garantiti dai diritti tv e per farlo hanno pensato bene di "tassare" anche le interviste, così come succede nell'Nba. La mazzata dovrebbe essere rivolta solo alle emittenti televisive, anche se questo creerebbe non pochi problemi a tutti gli altri organi di stampa.
Mercoledì prossimo a Milano i presidenti di serie A dovrebbero discutere di questa ipotesi che rischia di stravolgere l'intero sistema calcio, anche perché l'Italia sarebbe la prima nazione ad applicare una soluzione del genere. Il Parma non ha ancora preso una posizione, a differenza di Fiorentina, Inter, Juventus, Lazio, Napoli e Roma che hanno espresso il proprio disappunto; ricordando ad Infront che le interviste sono individuali e non possono essere vendute collettivamente.
Maurizio Beretta, presidente della Lega Calcio di A, è molto interessato alla proposta avanzata dall'advisor Infront e sta provando a convincere i club dissidenti e quelli incerti.
Se questa rivoluzione dovesse diventare realtà (nella stagione 2010/11) il calcio rischierebbe di diventare un jukebox a gettoni, che penalizzerebbe ancora di più i tifosi di tutta Italia. Un ulteriore imbruttimento del sistema attuale, fatto di tornelli, divieti, anticipi e posticipi. Per non parlare degli stadi, sempre più obsoleti. Insomma, il calcio pensa a guadagnare più soldi, dimenticandosi che ogni tanto il "giocattolo" andrebbe aggiornato e rinnovato, anche per una forma di rispetto verso chi ogni giorno finanzia tutto il sistema, cioè i tifosi. L'unico vantaggio di tutta questa storia è che in caso di cessione dei diritti delle interviste, il famoso silenzio stampa finirebbe di esistere. Le società, infatti, sarebbero obbligate a costringere i propri tesserati a rilasciare dichiarazioni.
Dichiarazioni che in molti casi si riassumono in poche parole e non contengono notizie: «Abbiamo dato il massimo...», «Non meritavamo di perdere...», «L'arbitro ci ha negato un rigore...», «Amo questa maglia...», Dedico la vittoria a mio figlio...», ecc.
Purtroppo i dati (auditel) della stagione appena conclusa dimostrano che siamo diventati un popolo di calciofili televisivi e questo dà forza a tutto il discorso, mentre gli stadi restano semivuoti (tranne qualche eccezione), a differenza degli altri paesi europei.
Non resta che aspettare e sperare, ricordando alla Lega che il calcio non è solo uno spettacolo televisivo, ma anche uno sport che appassiona milioni di tifosi, di ogni età.