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Geppo e gli ultrà perduti

22 - 11 - 2007

L'articolo che segue è di Italo Cucci ed è stato tratto dal blog de L'Indipendente.

Trent'anni fa ho fatto amicizia con gli Ultrà. Dirigevo il Guerin Sportivo e cominciai a interessarmi alla loro attività, ai colori, alle bandiere, alla passione organizzata. I vari gruppi sorgenti in tutta Italia ci mandavano scritti e immagini. Erano ragazzi entusiasti e perbene (nei limiti del possibile) che avevano tanti interessi - studio, lavoro, letture, musica, soprattutto musica - da portare nel gruppo. Strinsi rapporti speciali con quelli che si diceva fossero i più scatenati, i mitici Cucs (Commando Ultrà Curva Sud) tifosi della Roma. Ne ho ritrovati molti - da vent'anni vivo nella Capitale - diventati professionisti e padri di famiglia, tutti con la nostalgia di quei tempi eroici. Dire oggi "bravi ragazzi" darà fastidio a qualche benpensante. Ebbene, in questi giorni di lutto per la morte di Gabriele Sandri - tifoso laziale, ottimo ragazzo - infuriando la polemica sugli ultrà sono andato a cercare in internet tracce di quei tempi perduti e ho trovato una lettera che mi fu spedita nel gennaio del '78 da uno dei Cucs, si firmò Giuseppe Pucci: «Egregio direttore, sono un tifoso romanista appartenente al Commando Ultrà Curva Sud, quel cospicuo gruppo di ragazzi (4000 circa) che forma la cosiddetta "zona calda" dello stadio Olimpico (farete un articolo su di noi, come già avete fatto per altri gruppi di tifosi?) e vorrei informarla che il tifo giallorosso si sta civilizzando: cioè, messa da parte la violenza, si pensa solo a rendere più bello e folcloristico il tifo. Fatti come quelli di Roma-Juventus del '76 non accadranno più, basta pensare a Roma-Milan di quest'anno (1-2, rigore negato e gol rossonero in fuorigioco): che cosa sarebbe successo due o tre anni fa in questo frangente? Ora noi abbiamo deciso di eliminare la violenza proprio perché questa non ci conviene. Ci avete fatto felici pubblicando due nostre foto, nessuna però riguardava il derby d'andata: eppure ce la meritavamo perché tutta la curva era metà gialla e metà rossa grazie all'effetto di 150 fumoni e di 3000 palloncini giallorossi che salivano al cielo con tanto di sciarpe. Un articolo su di noi potrebbe far vedere ai tifosi ultrà di tutta Italia che il tifo è bello anche senza violenza». Direte ch'era passato De Amicis, da quelle parti, che forse era tutta una finzione, che c'ero cascato. Eppure - gente di poca fede - questi sono i reperti di una passione tramandata di padre in figlio, da fratello a fratello, i cui contenuti valgono (varrebbero) ancor oggi se non fossero stati spazzati via da un temporale che non ha cambiato solo gli ultrà ma il nostro povero Paese. Leggete: «Cerchiamo di insegnare ai ragazzi che in trasferta non si va come zingari, rubare all'autogrill vuol dire disonorare il nome di Roma (una delle canzoni più belle dice onoreremo la città), essere diffidati x avere rotto un treno (invece di un naso) vuol dire essere dei coglioni». «La politica, i partiti, le ideologie.....sono tutte cose che non fanno che creare divisioni in curva e allo stadio...Ma che cacchio c'entrano con la Magica?». «Allo stadio si va per cantare, cantare, e ancora cantare per la Roma...Il resto che centra?». «Roma, solo Roma, Roma e basta» si legge nella Nord.... Eppoi ci lamentiamo che la curva non è più quella di una volta....Io ci manco da un bel po'... proprio perchè sono stufo di saluti di destra e di sinistra,bracci alzati, svastiche, croci, cori di guerra, falci e martelli...siano di destra o di sinistra...Non me ne può fregàdimeno...Possibile che uno non se ne renda conto che sono questi i mali della Sud?????». Eppoi, i comandamenti, che forse ho suggerito, che comunque ho condiviso ritrovandoli in quello striscione che diceva:

"Siamo contro il calcio moderno". Campagna acquisti da effettuarsi solo in estate e divieto di trasferimenti durante il campionato; al massimo, mercato di riparazione ad ottobre.
libertà di correre sotto la curva per festeggiare i gol senza essere ammoniti o sanzionati in alcun modo: ormai non c'è più neanche la scusa della perdita di tempo, che si recupera;
tutte le partite devono essere giocate nello stesso giorno e alla stessa ora;
limitazione degli stranieri nelle squadre (io non ce li vorrei proprio) poichè tolgono spazio ai giovani;
stop di un anno al calciatore che dopo aver firmato il contratto con una squadra vuole andarsene in anticipo perché un'altra squadra offre di più;
impossibilità per il Presidente di una squadra di essere Presidente o azionista di maggioranza di più squadre di calcio;
ripristino della vecchia Coppa dei Campioni: non è giusto che una squadra che non ha mai vinto uno scudetto possa vincere la Champions League...;
numeri delle maglie da 1 a 11;
divieto di esclusiva ad agenzie di viaggio per i biglietti delle partite in trasferta;
le maglie siano quelle della tradizione e non cambiate ogni anno per questioni di mercato o quantomeno che i colori delle seconde maglie abbiano solo i colori sociali;
Gli ultras dovrebbero:

rifiutare ogni rapporto od aiuto dalle società di calcio;
rifiutare ogni "aiuto" dalle forze dell'ordine, il cui compito è controllare e non aiutare;
avere nelle proprie curve meno gruppi possibile;
andare in trasferta con mezzi propri;
violare ogni limitazione che dovesse essere posta: del tipo che se mi vieti di andare in trasferta, non inviandomi biglietti o cose del genere, in trasferta ci vado lo stesso, mi compro il biglietto lì e mi metto in mezzo al pubblico avverso, come negli anni '80.
Dedico questo pezzo agli Ultrà perduti, e a uno in particolare, Geppo, punta di diamante di quei lontani Cucs. Geppo mi scrisse per mesi al Guerino - e io gli rispondevo - segnalandomi le sempre più dure realtà della curva, e della vita: erano arrivati i ladri di catenine d'oro, i profittatori, gli spacciatori. Il dossier con Geppo mi valse un premio da una giuria internazionale presieduta dalla Principessa di Monaco. Sì, Grace Kelly. Lo dedicai al mio sconosciuto interlocutore quando mi dissero ch'era morto di overdose. Gli spacciatori avevano vinto. Lo ritrovo - Geppo - sui tanti cippi disseminati lungo la via Flaminia - la strada di casa - con un nome, una sciarpa giallorossa e un mazzetto di fiori secchi. Questa è Roma. Questa è Roma.

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