Divieti e repressione
07 - 03 - 2009
Trasferta vietata: ennesima libertà violata!! Così recitava uno striscione degli URB Bologna, rigorosamente appeso fuori dal Dall'Ara, alla vigilia di Napoli-Bologna per protestare contro il loro divieto di trasferta al San Paolo. Divieti che sempre più spesso fanno passare le domeniche a casa a migliaia di tifosi, vecchi e giovani, che hanno l'abitudine di seguire la propria squadra del cuore in trasferta, "comportamento" che in oramai più di 40 anni di tifo organizzato, è entrato nelle tradizioni del popolo italiano. Purtroppo dopo il maledetto decreto Amato molte cose sono cambiate, l'affidamento della vendita dei biglietti alle ricevitorie ha reso molto più complicato l'acquisto e la reperibilità dei tagliandi, così come il divieto di vendita nello stesso giorno della partita, tutte norme tese a scoraggiare le trasferte a discapito delle poltrone televisive. Anche noi siamo finiti nel vortice dei divieti, e di tanto in tanto ci vengono imposte delle restrizioni. Addirittura, alla ripresa del campionato dopo la morte di Raciti, avevano chiuso i settori ospiti (...grandissima cazzata e infatti in seguito non lo hanno fatto) con la minaccia di smantellarli; andammo comunque a Roma, prendendo i biglietti dei Distinti nord a Milano, alla fine ci misero in tribuna. Seguirono poi tre partite dove gli unici tifosi presenti erano gli abbonati della squadra di casa, a Bergamo, Udine e Ascoli fummo costretti a restare a casa, più di un mese senza trasferte non era mai successo. Lo scorso anno poi la novità della vendita dei biglietti ai soli residenti della città che gioca in casa, dopo la morte del Bagna ci furono vietate le trasferte di Empoli (ma grazie ai nostri gemellati ci procurammo i biglietti) e di Torino, quest'anno quella di Modena per i precedenti con i canarini. Quest'ultimo divieto è sicuramente stato quello più pesante, che ha colpito maggiormente la nostra comunità di tifosi, vietandoci la partita più attesa di tutto l'anno, il derby con il Modena, sfida storica per la nostra tifoseria. Noi ci siamo limitati ad una civile protesta, cercando di fare valere le nostre ragioni di ultras che poi sono le stesse di migliaia di tifosi. Varie persone, a titolo personale, hanno dato un contributo alla protesta, nell'interesse di tutti. Diritto di tifo e di trasferta sono diritti per tutti i tifosi e tutti gli ultras italiani. Purtroppo, molto spesso, gli ultras rimangano da soli a combattere queste battaglie. Le altre organizzazioni, tendenzialmente tacciono o giustificano. Forse perché, qualcuno di loro, grazie a qualche privilegio, alla fine entra lo stesso... grazie a qualche conoscenza. Forse perché, ormai, hanno interessi ed obbiettivi sempre più lontani, dal tifo e dal seguire la squadra. Chi sente la missione di organizzare il tifo dovrebbe pensare a sbattersi per tutti, senza mai beneficiarne. Contro il Modena la nostra tifoseria è stata colpita da un divieto di trasferta. Noi BOYS abbiamo protestato con forza, sostenendo una battaglia che è locale e nazionale, perché non c'è mai giustizia nell'impedire l'esercizio delle libertà fondamentali. Abbiamo organizzato varie iniziative, cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica, la città e il Parma calcio. Dopodiché abbiamo subito e patito il divieto, come qualsiasi altro tifoso gialloblù. Il Centro di Coordinamento dei Parma Clubs, come sempre accade su queste tematiche, è rimasto in silenzio. Poi, il giorno della partita, mentre la nostra tifoseria era costretta fuori dal divieto, Paolo Medioli, il presidente di tale associazione, era sugli spalti del Braglia. Un caso non isolato ma veramente emblematico. Tutti sono liberi di partecipare o non partecipare alle trasferte, di lottare o non lottare per il bene di tutti tifosi, di impegnarsi o non impegnarsi per organizzare il tifo e le trasferte. Ma chi fa il Presidente dei Parma Clubs certe cose dovrebbe sentirle come proprie, ed essere sempre in prima linea a difendere i diritti dei suoi tesserati. Invece un silenzio complice, nessuna protesta e la possibilità di recarsi comunque al Braglia hanno fatto veder che i divieti valgono solo per chi si oppone, mentre chi si allinea con il sistema riesce comunque a trovare una scappatoia, basta stare buoni e non protestare che i divieti cascano. Anche 10 di noi hanno "aggirato" il divieto, ma in un modo assai diverso... uscendo di casa alle 16, Radio Bruno a manetta, e poi: prima firma (dopo 20 minuti che è iniziata la partita) chi in questura, chi nelle caserme di provincia; quindi un ora di libertà, poi la seconda (venti minuti prima del fischio finale). Derby finito, per noi solita repressione, che va ben oltre il divieto di trasferta che dura una sola giornata. Qui si parla di 3, 4 anni di divieti, in casa e in trasferta, spesso senza aver compiuto il minimo reato, solo perché non ti pieghi, non ti adegui, ti opponi a chi ti vuole eliminare, il tutto in nome di un IDEALE che da più di 40 anni affascina e coinvolge migliaia di giovani.
ULTRAS DA UNA VITA, ULTRAS A TESTA ALTA!