Chi è razzista?
06 - 05 - 2009
La repressione è velocissima, quando si tratta di colpire la base. In quattro e quattr'otto la Figc ha modificato l'articolo 62 delle Noif (Norme Organizzative Interne Federali), così gli arbitri dovranno sospendere le partite in caso di cori razzisti. Giancarlo Abete, presidente della Figc (ex deputato DC e fratello dell'ex presidente di Confindustria), ha prontamente ringraziato il capo della polizia Manganelli e il ministro Maroni (che attraverso una circolare concordata con la Federcalcio ha consentito di procedere alla modifica della norma senza creare una nuova). Che siano questi i nuovi paladini delle politiche anti-razziste? Confindustriali e affini, capi della polizia e ministri leghisti?
Politicamente: riteniamo che ognuno di noi sia libero di pensarla come meglio crede, anche in materia di "razzismo". Una cosa però è certa: questo potere non può fare la morale agli ultras, neppure sull'anti-razzismo in cui dice di credere. Chi voleva prendere le impronte digitali ai Rom (questione che costò all'Italia una risoluzione contraria del Parlamento europeo, che giudicò la proposta come "atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica") è un po' poco credibile nella parte di difensore delle minoranze etniche.
Nel mondo del calcio e del tifo vale la pena ricordare il caso "Zoro" (di razza negra, nativo della Costa d'Avorio). Il 27 novembre 2005, nel corso di Messina-Inter, il giocatore (a quel tempo in forze alla squadra siciliana) cercò di far sospendere l'incontro, sentendosi offeso da cori che riteneva razzisti. I media (senza manco sapere com'erano andati i fatti) pomparono la vicenda in tutti i modi possibili, parlando di scandalo nazionale e di razzismo sugli spalti. Politici, giocatori e benpensanti fecero subito a gara a mostrarsi scandalizzati e a dar solidarietà a Zoro. Quattro ultras interisti (senza prove e senza processo) furono condannati a 5 anni di diffida. Solo 23 mesi dopo le diffide vennero annullate perché nessun coro razzista era stato fatto (venne analizzato anche il labiale). Una verità che, al contrario delle invenzioni iniziali, trovò ben poco spazio sui media nazionali.
Basterà una sceneggiata per far sospendere una partita? Ma soprattutto: basta un coro per far sospendere un incontro?
I cori offensivi agli avversari sono parte della nostra tradizione. Alcuni possono anche essere particolarmente volgari, talvolta anche infelici, ma rientrano in un contesto ben preciso: lo stadio.
Se questo Stato vuole veramente combattere le discriminazioni, si occupi delle cose concrete. Magari: di chi lavora in nero, senza diritti e senza tutele; di chi viene fatto arrivare nel nostro Paese per mantenere basso il prezzo della manodopera; di chi viene inutilmente ostacolato nell'esercizio di taluni diritti, per raggranellare qualche voto.
Fatti concreti, che però andrebbero ad intaccare interessi particolari molto forti. Così si ripiega sullo stadio, con provvedimenti inutili e dannosi, nel tentativo di far credere che si è attenti a certe tematiche.
Come cantava Battiato: "...il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti, siete come sabbie mobili: tirate giù, uh uh".
A questo Stato, alla Figc, e a tutti gli ipocriti che li circondano: uh-uh-uh.