Calcio e SLA (sclerosi laterale amiotrofica)
10 - 10 - 2008
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA), detta anche morbo di Lou Gehrig, è una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso. I muscoli non recepiscono più i comandi e diventano atrofici, si spengono. Mani, gambe e braccia non rispondono alle sollecitazioni, si arriva alla paralisi del corpo. Vengono attaccati i muscoli di respirazione e deglutizione, mentre risparmia la mente e le funzioni sensoriali, sessuali, intestinali e vescicali. La morte arriva generalmente per blocco della respirazione o per una superinfezione bronchiale. In media si sopravvive dai tre ai cinque anni, ma ci sono pazienti che resistono per dieci anni e più.
La SLA è una malattia irreversibile. Le sua causa è ignota e la sua incidenza è molto rara.
Il magistrato Raffaele Guariniello (indagando sul alcune morti sospette nel mondo del calcio) riscontrava un eccesso di mortalità per SLA tra i calciatori professionisti (cinque-sei volte di più rispetto all'intera popolazione). Facendo un confronto con altri sportivi, risultava che né tra i ciclisti né tra i giocatori di pallacanestro si era verificato alcun caso di SLA.
Nel dicembre 2007 Guariniello dichiarava «Il rischio di Sla è in aumento per quei calciatori che hanno giocato dopo gli anni Ottanta. Abbiamo scoperto che tra la cessazione dell'attività calcistica e l'insorgenza del morbo passano in media dieci anni. Ormai si può dire che la Sla è un rischio professionale per i calciatori».
Adriano Chiò (professore nel dipartimento di neuroscienze dell'Università di Torino) ha effettuato uno studio prendendo in considerazione tutti i calciatori professionisti italiani, che abbiano giocato almeno una partita ufficiale tra il 1970 e il 2002 (oltre 7.000 atleti). Gli è risultato che nel calcio l'incidenza è cinque volte superiore, che ci si ammala prima (41 anni) rispetto alla media generale (attorno ai 60), e che più si gioca più il rischio di ammalarsi aumenta.
I motivi per cui esiste questa relazione tra calcio e SLA non sono ancora certi. Le ipotesi formulate sono: ripetuti traumi alle gambe e al capo; eccesso di stress; il venire a contatto con pesticidi e diserbanti usati per mantenere l'erba dei campi; abuso di farmaci e uso di particolari sostanze dopanti. Ovviamente potrebbe trattarsi di una compartecipazione di più fattori.